L’Evangelo del Giorno
Venerdì Santo - Passione del Signore
“Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».” (Giovanni 18,1–19,42).
#croce
Oggi contempliamo la croce dove Gesù, il Cristo, é stato condannato a morire. Sul legno della croce si è consumato un abominio, una vendetta.
Proviamo ad immaginare la croce vista dall’alto, dal Padre, da D-o. L’Altissimo, Benedetto egli sia, ha visto morire il suo unico Figlio. Perfino D-o, il Padre, il Creatore nella morte ingiusta, ci ha amati, ci ha perdonati, è stato misericordioso. Il Signore si è sentito stringere nel suo essere dall’incomprensibile gesto umano.
Proviamo ad immaginare la croce vista dal basso. Le donne che hanno seguito Gesù, Giovanni giovane discepolo, il centurione, i soldati hanno visto morire Gesù in modo ignobile, per noi che immaginiamo questa vicenda umana. Dal disprezzo dei soldati al sorprendente credo del Centurione si consumano perfino i pensieri di dolore. Gesù davvero è il Figlio di D-o, è D-o stesso.
Sul legno di quella Croce D-o ci ha amati. Ha donato perfino la sua vita umana, quella che è stata origine del suo soffio. D-o si è ripreso, nell’ultimo respiro di Gesù, quel soffio di vita per ridonarci il soffio del suo Spirito, invisibile agli occhi ma presente in ciascuno di noi, nella Natura, nel dono e nell’amore che noi possiamo sempre esprimere.
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