L’Evangelo del Giorno
Venerdì della 5ª Settimana di Quaresima
“Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: "Io ho detto: voi siete dèi"? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di D-o - e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho detto: "Sono Figlio di D-o"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre».” (Giovanni 10,31-42).
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Questa parte dell’Evangelo di Giovanni costituisce il nucleo centrale di una lunga riflessione di Gesù che ha sconvolto i Giudei.
Due aspetti di questa predicazione di Gesù sono decisamente una sorta di terremoto nel tentare di comprendere la relazione tra Gesù Figlio e il Padre, tra l’uomo e D-o.
Gesù ha presentato D-o come Padre per superare la concezione di una D-o capace solo di castigare. D-o é Padre perché è misericordioso, perché ci ama, perché ci ha creati liberi.
Il secondo aspetto è ancora più sconvolgente. Gesù spiega ai suoi interlocutori che noi siamo dèi. E questa affermazione, per quanto possa scuoterci, è una realtà in quanto siamo stati creati ad immagine e somiglianza di D-o. Siamo come il Signore ci ha pensato, voluto e creato.
Certo questo é scandaloso non solo per i Giudei ma anche per noi oggi. Purtroppo abbiamo la presunzione di sentirci capaci di bastare a noi stessi, di sentirci migliori con le nostre forze. Invece siamo fragili e non siamo capaci di fare il bene che è la sola cosa che ha mosso il Buon D-o nel volerci con Lui.
Non abbiamo coscienza del nostro limite. Ma il Signore Altissimo, Benedetto egli sia, vuole solo che siamo capaci di amare perché così siamo come Lui, dèi, signori della vita.
