L’Evangelo del Giorno
Santi Primi Martiri della Chiesa di Roma “Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!».” (Matteo 8, 1-4).
#esserepurificato #essereliberati
La guarigione del lebbroso da parte di Gesù ci rende più consapevoli della necessità che il corpo umano, colpito dalla malattia, venga liberato. Dalla liberazione scaturisce la fede, dal dominio della caducità umana viene l’essenza della fede.
Tutto questo avviene nell’incontro tra Gesù e il lebbroso, persona scartata completamente da ogni forma di relazione umana. Ed è questo che Gesù vuole liberare. Ed affronta questo toccando la mano del lebbroso, violando la legge sull’impurità.
Nel medesimo tempo, però, Gesù ristabilisce gli obblighi della Legge mosaica: non sbandierare la guarigione ma dare l’offerta.
Quest’ultimo aspetto ci deve convincere che essere risanati nel corpo non richiede trionfalismi, ma ringraziamento e testimonianza semplice e vera.
Immagine: Mosaico - Guarigione del lebbroso - Cappella Palatina Palermo.
L’Evangelo del Giorno
S.S. Pietro e Paolo apostoli “Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».” (Matteo 16,1-19).
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La domanda di Gesù ai discepoli é la domanda di sempre che riguarda anche noi: chi è per noi Gesù Cristo, il Signore?
Questo interrogativo ci impone una risposta radicale: sentirsi compartecipi di una missione più grande, quella di annunciare la misericordia, la bontà, l’amore verso D-o, verso le sorelle e i fratelli, verso la Creazione tutta.
Pietro e Paolo ci testimoniano, nel loro martirio unito a quello di Cristo, l’unità di visioni, di tracce, di mistero, che fin dai nostri padri abbiamo cercato di riconoscere nell’unico D-o, Padre nostro.
Ci sono due espressioni che ci vengono suggerite nel nostro impegno di annuncio missionario:
- “Àlzati, in fretta!” rivolto dall’angelo a Pietro in catene nelle carceri di Gerusalemme (Atti 12,1-11);
- “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” espressione di Paolo a Timoteo (2a Timoteo 4,6-8.17-18).
Avere coraggio e resistenza sono il compito che ci spetta per essere eredi e dare eredità a chi verrà dopo di noi.
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L’Evangelo del Giorno
S. Ireneo
“Dai loro frutti dunque li riconoscerete.” (Matteo 7,15-2.
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La verità che Gesù esprime ai suoi discepoli è limpida e lapalissiana. I frutti buoni vengono da alberi buoni. I frutti cattivi da quelli cattivi.
Ma che cosa ci vuole dire Gesù con queste affermazioni?
Potremmo tradurre così. L’albero rappresenta la vita. La nostra vita é un cammino di crescita che deve essere coltivato. E l’albero deve essere un albero buono che da frutti buoni. I frutti buoni sono i nostri impegni che trovano radici nelle Beatitudini.
Se si seguiamo le beatitudini possono solo esserci frutti buoni. E se non si coltiviamole Beatitudini l’albero non darà frutti buoni.
Bisogna impegnarsi: questo è il nostro motto!
Immagine: L’albero della vita di Gustav Klimt