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L’Evangelo del Giorno
Martedì della 12ª Settimana del Tempo Ordinario
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.” (Matteo 7,6.12-14).
La porta che conduce alla vita è una porta angusta, è una via stretta.
Non basta non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi. É necessario ed è indispensabile cercare l’essenza della vita andando incontro all’altro con misericordia e amore, perché solo così possiamo trovare il senso positivo dell’incontro con il Signore.
Molto più semplice é la via ampia che conduce a perdere il significato di ciò che conta. É questa la via che conduce alla perdizione e ad allontanarci da D-o e dai fratelli.
Per comprendere il valore delle parole di Gesù in questo brano evangelico é importante ricordarci che “noi siamo fratelli”. Ritroviamo questa semplice affermazione nel dialogo tra Abram e Lot (Genesi 13.2.5-18). É che ci ricordiamo questo proprio perché riconoscersi fratelli ci aiuta a non perdere la via che conduce al Signore.
LA VERSIONE DI SCUP: PRIMARIE.
È giusto o sbagliato fare le primarie?
Le primarie si fanno nel partito o nell’ipotetica coalizione di governo?
Chi ha diritto a partecipare? Tutti o i soli iscritti?
Insomma: si fa presto a dire primarie.
Prendiamo il caso di Roma: sembra (sembra..) che abbiano votato circa 45000 persone.
Cioè lo 0,015% della popolazione romana, che supera i tre milioni.
A Torino il vincitore ha collezionato 4229 preferenze (minchia!).
Mi ricordo l’esperienza di Padova del 2014.
Alle primarie correvano Ivo Rossi, che prese circa 8000 voti, Fiore (che ne prese quasi 700 e Zan (che ne prese circa 200.
Fiore non accettò il giudizio e si presentò lo stesso, alle elezioni, prendendo una percentuale di voti, se non ricordo male, del 6%, a fronte di un 35% preso da Ivo Rossi.
Una minoranza organizzata, molto organizzata (quella di Fiore) stava per vincere le primarie, senza una base elettorale vera.
Voi direte: questo fesso, dove vuole andare a parare?
È presto detto.
Le primarie hanno senso se coinvolgono SIGNIFICATIVAMENTE l’elettorato. Altrimenti non hanno senso.
Aveva senso fare le primarie per scegliere il capo di una coalizione (quando la legge elettorale concedeva un premio di coalizione).
Ha senso scegliere il capo di un partito, se si coinvolgono due milioni di elettori.
Altrimenti è meglio soprassedere: se la legge elettorale per l’elezione del Sindaco prevede il doppio turno, lasciamo scegliere agli elettori chi deve competere.
Vi immaginate la figura meschina del povero Gualtieri, se al ballottaggio, come auspico, dovessero andare Calenda e il candidato di centro destra?
Sarebbe fantastico.
Io, se fossi Isabella Conti, non avrei accettato di fare le primarie a Bologna, dove era ovvio che i dinosauri avrebbero orientato il voto delle truppe cammellate.
Non mi dispiacerebbe, dunque, che la Conti si presentasse ugualmente alle elezioni comunali di Bologna.
Il massimo sarebbe andare al ballottaggio contro il candidato dell’establishment, dell’intellighenzia piddina (che non conosco, e magari sarà anche un ottimo soggetto, eh!).
Ma io, da sognatore, non faccio testo.
L’Evangelo del Giorno
S. Luigi Gonzaga
“Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? “ (Matteo 7,1-5).
Siamo abituati quotidianamente a giudicare qualsiasi cosa, qualsiasi comportamento degli altri, con giudizi spesso sprezzanti. Dobbiamo riconoscere che tutto questo dipende dalla nostra indole e dalla nostra incapacità di mettere a freno il nostro istinto.
L’insegnamento di Gesù è un invito a vivere nel segno dell’umiltà, del riconoscere prima di tutto i nostri difetti, le nostre mancanze.
Spesso guardiamo i piccoli difetti degli altri e non riusciamo a scrutare la nostra pochezza. L’essere chiusi in noi stessi, pensando di essere sempre nel giusto, è il limite vero sul quale dobbiamo svolgere degli esercizi di revisione della nostra vita, quello che un tempo veniva chiamato esame di coscienza.
Ed é per questo che qualche volta è bene cercare di vedere nell’altro non la pagliuzza ma gli aspetti positivi che ci edificano.