L’Evangelo del Giorno
Lunedì dell’ottava settimana del tempo ordinario
“Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».” (Marco 9,14-29).
Il racconto evangelico, che la liturgia della Parola ci propone, segue immediatamente la discesa dall’alto monte della Trasfigurazione.
Gesù e i discepoli incontrano il padre di un giovane epilettico che chiede aiuto e la guarigione per proprio figlio. Egli racconta a Gesù che i suoi discepoli sono stati incapaci di guarire il ragazzo.
Quello che ci colpisce di questa guarigione è la risposta di questo padre disperato per la vita del figlio alla domanda di Gesù sulla sua fede: “Credo; aiuta la mia incredulità!”
L’incredulità della gente è legata alla pretesa di voler vedere la guarigione e il miracolo. Gesù però chiede di avere fede, una fede genuina, che sa riconoscere la pochezza di quello che siamo, che sa riconoscere le nostre fragilità.
Gesù riesce a sanare il giovane in ragione dell’umiltà di quel padre. Una vita umile è il paradigma per avere fede e riconoscere la presenza del Signore.
Quante volte noi abbiamo pretese. Ma la fede è sentirsi bisognosi di rialzarsi, di essere presi per mano. Solo così possiamo vivere la fede. Signore davvero aiutaci a credere nella nostra incredulità.