E' arrivato Shopify.
Piattaforma di ecommerce business to business nata nel 2004 in Canada, molto nota negli Stati Uniti, giunta in Italia nel 2019 e presente in 175 Paesi al mondo. L’obiettivo di questo portale è quello di avvicinare in modo semplice e intuitivo tutti coloro che vogliono aprire un proprio sito per vendere prodotti o servizi online, allargandosi magari anche alla galassia dei social network e dei principali marketplace.
La macelleria Callegari di Piacenza ha debuttato online durante il lockdown. In pochi mesi il suo fatturato è salito a 600mila euro solo dal nuovo canale di vendita. È il potere della carne “che fa sangue” (come recita il motto del negozio), ma anche l’intuizione del nipote del fondatore, terza generazione dietro lo storico bancone, che ha capito come i tempi fossero ormai maturi per approdare su internet con un proprio sito.
Una scelta, quella adottata dalla macelleria piacentina, seguita da altre realtà italiane, che si sono ingegnate durante i mesi più duri della pandemia. Risultato: Shopify ha totalizzato un aumento del 400% di nuovi clienti nel primo semestre del 2020 (l’azienda non fornisce i numeri assoluti, sebbene Wired li abbia richiesti).
Dinanzi al ricorrente richiamo in tono esaltati del Manifesto di Ventotene, vorre, se riesca ad avere visione critica ed obiettiva, rifuggire dal mito e far presente che esso, assieme a spunti certamente apprezzabilissimi, aveva affermazioni come queste:
"pullulano immediatamente, con sembianza di vecchia legalità o sprezzandola, una quantità di assemblee e rappresentanze popolari in cui convergono e si agitano tutte le forze sociali progressiste. Il popolo ha sì alcuni bisogni fondamentali da soddisfare, ma non sa con precisione cosa volere e cosa fare. Mille campane suonano alle sue orecchie, con i suoi milioni di teste non riesce a raccapezzarsi, e si disgrega in una quantità di tendenze in lotta".
Quindi che ne è per gli autori della 'Sovranità popolare?
Ancora: "La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio".
Dunque la proprietà, sia pure con discernimento, va abolita o limitata?
"non si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo un'attività necessariamente monopolistica, sono in condizioni di sfruttare la massa dei consumatori (ad esempio le industrie elettriche); le imprese che si vogliono mantenere in vita per ragioni di interesse collettivo, ma che per reggersi hanno bisogno di dazi protettivi, sussidi, ordinazioni di favore, ecc. (l'esempio più notevole di questo tipo di industrie sono in Italia ora le industrie siderurgiche); e le imprese che per la grandezza dei capitali investiti e il numero degli operai occupati, o per l'importanza del settore che dominano, possono ricattare gli organi dello stato imponendo la politica per loro più vantaggiosa (es. industrie minerarie, grandi istituti bancari, industrie degli armamenti). E' questo il campo in cui si dovrà procedere senz'altro a nazionalizzazioni su scala vastissima, senza alcun riguardo per i diritti acquisiti; ....
B le caratteristiche che hanno avuto in passato il diritto di proprietà e il diritto di successione hanno permesso di accumulare nelle mani di pochi privilegiati ricchezze che ..
converrà distribuire, durante una crisi rivoluzionaria in senso egualitario, per eliminare i ceti parassitari e per dare ai lavoratori gl'istrumenti di produzione di cui abbisognano, onde migliorare le condizioni economiche e far loro raggiungere una maggiore indipendenza di vita. Pensiamo cioè ad una riforma agraria che, passando la terra a chi coltiva, aumenti enormemente il numero dei proprietari, e ad una riforma industriale che estenda la proprietà dei lavoratori, nei settori non statizzati, con le gestioni cooperative, l'azionariato operaio, ecc.; ...
La metodologia politica democratica sarà un peso morto
nella crisi rivoluzionaria."
Sinceramente mi sembra di scorgere una forte obra di marxismo (se non comunismo) massimalista, che mi porta ad esortare a non fare un MITO del MANIFESTO, sicuramente valido per l'esortazione ad un'Europa unificata, ma, per come appare a me, discutibile e se non addirittura pericoloso per la democrazia ed alcuni diritti fondamentali. Inoltre mi pare anche contrassegnato da talora contraddittori compromessi tra opposte visioni (cattolica, liberare e marxista).
Questo di là dalla Statura elevata di Rossi e di Spinelli.
La burocrazia è sempre viva.
Sta per partire il rimborso sulle spese effettuate con carta di credito. Mi aspettavo che sarebbe bastato usare la cartas e poi chiedere il rimborso-premio: ingenuo!
Ecco cosa invece avverrà e si dovrà fare, secondo Il sole 24 Ore:
Come aderire al programma
In base allo schema presentato dal ministero dell’economia e delle finanze, i consumatori potranno scegliere di aderire al Programma cashback tramite l’App IO o attraverso banche o società che emettono carte di pagamento (issuer).
Ogni volta che la carta di pagamento registrata sarà utilizzata dal consumatore per l’acquisto in negozio, i dati necessari (ad esempio, data e importo dell’acquisto) saranno trasmessi dalla società che gestisce la transazione (acquirer) al Sistema cashback.
Al termine di ogni semestre, sarà calcolato il rimborso spettante a ciascun consumatore aderente al programma sulla base degli importi dei pagamenti effettuati.
Sono inoltre previsti rimborsi speciali, sulla base di una graduatoria, per chi avrà eseguito il maggior numero di transazioni. Sarà Consap (società del Mef) ad occuparsi dell’erogazione dei rimborsi, inclusa la gestione dell’eventuale contenzioso.
In questo modo i dati anagrafici e gli estremi delle carte di pagamento scelte per partecipare al programma saranno comunicati alla PagoPA S.p.a., la società incaricata dal Mef della progettazione e della gestione del Sistema informativo cashback
Dovevo comprare un oggetto. L'offerta migliore e di più pronta consegna è su Amazon.
Dopo averlo constatato mi sono amareggiato e, se mi consentite, profondamente incazzato.
Perché?
perché riflettevo che in Italia vi era un'organizzazione capillare, che raggiungeva anche i più sperduti villaggi; le Poste italiane.
Sarebbe stato conseguente e naturale che si attrezzasse, interpretando le aspettative dei tempi, in modo da essere Lei ad offrire siffatti servizi di reperimento e pronta consegna delle merci.
Invece ... Invece un cervellone, Corrado Passera, pensò che il futuro delle Poste fosse nella trasformazione di tipo finanziario, rendendola una delle tante e nemmeno cospicua tra le Finanziarie esistenti. Non seppe vedere lontano ed interpretare la richiesta dell'utenza. Di conseguenza, mentre il Passero incassava somme cospicue, tra emolumenti, bonus e liquidazione, le Poste si avviavano ad un ruolo marginale, lasciando un vuoto, prontamente riempito, con lungimiranza, da Amazon e Ali Baba! Mi sento sconfortato e mi viene una grande rabbia, anche perché, ed il ministro Gualtieri dovrebbe spiegarci la ragione, queste imprese, certamente lungimiranti, hanno trovato il modo di guadagnare senza pagare tasse!
Io, per la verità, ci sto da tempo ed ancora pensando sulla 'Libertà'. Quello che credo è che ogni concetto vada contestualizzato e relazionato al contesto storico e socioculturale. Ad esempio in tempo di guerra, durante il coprifuoco, non si era liberi di circolare; in tempo di pace la libera circolazione è espressione del diritto di libertà. Penso che non vi sia una libertà assoluta, ma relazionata al rispetto delle libertà e dei diritti altrui. Ad esempio, rientra nella mia libertà il poter passeggiare ovunque, ma appartiene alla libertà altrui pretendere che non passeggi nel suo giardino o non entri in casa sua. Poi la libertà si inserisce in una gerarchia di valori. Voglio dire che per gli ebrei la libertà era prioritaria rispettoalla stessa vita: Masada ne è una testimonianza. Per il Cristianesimo in genere e nelle odierne costituzioni occidentali al primo posto viene il diritto alla vita. Per l'islam, mi pare di no. Ecco perché a me sembra che quando si parla di libertà e specialmente di diritto fondamentale alla libertà occorre sapere dove e quando. La rivoluzione francese, come è noto, affermò i tre pincipi: liberté, egalité, fraternité. Ma in che ordine? Se si guarda alla storia dei nativi delle Americhe si riscontra l'affermazione della priorità dell'uguaglianza, sopratutto di fornte alla legge; ma questo ha legittimato la sopraffazione di culture autoctone costrette ad adeguarsi alle visioni ed alle leggi dei conquistadores, con libertà riferite a quelle leggi e non alle proprie tradizioni. Poi c'è il vasto terreno della libertà di pensiero e di espressione, per il quale mi sembra che non sia ancora chiaro se la libertà vada inteso in senso assoluto o no (anche le democrazie, non solo le dittature, hanno forme di censura, a volte non dichiarate, come nel caso, oggi di grande incidenza, dei mezzi di informazione, che 'selezionano' e più che dare le notizie danno l'interpretazione (di parte) delle notizie. Nella Polonia del dopo Jarusek fu previsto che i midia dovessere dare prima la notizia e poi, eventualmente farla seguire dal commento, ma poiciò fu abbandonato. Persino dinanzi ad un'intervista vediamo che ti fanno ascoltare l'incipit e poi il giornalista riassume a modo suo, a scapito della libertà di informazione oggettiva. Poi vi è la libertà economica! Ma quando si traduce in situazione di sopraffazione dei gruppi finanziari, tanto che oggi 50 ricchi posseggono più di 150 milioni di non-ricchi, è libertà o si è trasformata essa stessa in soffocazione delle altruilibertà? E insomma ... pansiamoci e lavoriamoci su magari formuliamo un vademecum su 'libertà'. kant, se ricordo bene, ebbe a dire che i giuristi da sempre stavano riflettendo su cosa fosse diritto e libertà.