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Lucio Giulio Turra Colautti
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Lucio Giulio Turra Colautti
14 ore fa ·Traduzione

L’Evangelo del Giorno

S. Margherita d’Ungheria

“Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».” (Marco 2,18-22).

Quale é la missione di Gesù? Questo interrogativo è al centro dell’Evangelo di oggi e lo è sempre per ogni credente che cerca di essere alla sequela di Gesù.

La questione del digiuno è una delle pratiche fondamentali che va ben oltre gli aspetti religiosi. I discepoli di Giovanni e i farisei si chiedono come mai l’attività religiosa e spirituale di Gesù non prevede il digiuno per i suoi discepoli.

Gesù non disconosce la pratica del digiunare ma fa presente che bisogna guardare oltre e cioè vivere un digiuno che tenga conto del cammino di fede di ogni persona. I suoi discepoli digiuneranno quando lo sposo non sarà con loro.

Ma nemmeno questo è sufficiente a far o capire ai suoi interlocutori che la missione é quella di raccogliere le pecore sperdute della casa d’Israele e che ci vuole pazienza.

Per questa missione bisogna offrire un cambio di paradigma. É questo il programma di Gesù: mescolare le cose e non mettere pezze. Il significato è comprensibile per chi sa fare spazio al Buon D-o e non rivendica posizioni di privilegio. Per questo Gesù chiede maggiore convinzione a quelli che lo seguono.

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Lucio Giulio Turra Colautti
Lucio Giulio Turra Colautti
2 giorni fa ·Traduzione

L’Evangelo del Giorno

2ª Domenica del Tempo Ordinario

“In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.“ (Giovanni 1,35-42).

La Parola, in questi giorni, ci ha raccontato le molte chiamate dei discepoli di Gesù. E in questa domenica scopriamo una chiamata un po’ particolare, meditando L’Evangelo di Giovanni. Andrea, discepolo del Battista, dopo aver udito le sue parole, insieme a Simone suo fratello, seguono Gesù.

La chiamata di Pietro e Andrea è favorita dall’annuncio del Battista. Assistiamo ad un invito a proseguire la missione di conversione. Ed è Gesù stesso ad interrogarli. Sembra che voglia accertarsi delle loro convinzioni e dei loro valori.

Ci sono varie espressioni che ci indicano il senso della sequela e della missione Gesù.

Gesù chiede ai due discepoli: “che cercate?” É una domanda tagliente che ha molti significati. Ed è una domanda che vale anche per noi, oggi. Che cosa cerchiamo nel seguire Gesù? Qual è la nostra fede nel Signore?

Alla domanda di Gesù segue l’interrogativo di Andrea e Simon Pietro: “Dove rimani?” La questione di fondo nella nostra fede è quella di capire dove e come testimoniarla. Che abito diamo alla nostra fede? Che cosa resta della nostra fede?

“Venite e vedrete!” Gesù invita Andrea e Simon Pietro a seguirlo, da subito. Il “vedrete”, verbo al futuro, ci indica che c’è strada da fare. Non si capisce tutto subito. Pensando a noi: quanto riduciamo la fede a schemi, a perimetri, a geometrie?

Andrea poi accompagna suo fratello Simone da Gesù indicandolo come il Messia. È molto significativa l’espressione evangelica: “fissando lo sguardo” su Simone figlio di Giovanni, Gesù cambia il suo nome: ti chiamerai Pietro. Sarebbe interessante immaginare questo incontro con una traduzione in aramaico.

Per noi oggi cambiare nome significa dare una svolta alla nostra vita. Lasciare quello che abbiamo abitato fino ad oggi per abitare in una casa di pietra, di roccia.

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Lucio Giulio Turra Colautti
Lucio Giulio Turra Colautti
3 giorni fa ·Traduzione

L’Evangelo del Giorno

Sabato della 1ª Settimana del Tempo Ordinario

“Mentre stava a tavola in casa di lui [Levi], anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».” (Marco 2,13-17).

“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”: questa è la sintesi finale di questo racconto evangelico.

Gesù chiama Levi, esattore delle tasse (un gran brutto mestieri), riconosciuto anche con il nome di Matteo. Levi lascia tutto per mettersi alla sequela di Gesù e diventa anche testimone, subito, di coinvolgimento di altri pubblicani e peccatori. La sua conversione ci richiama ad una scelta missionaria.

Del resto la missione di Gesù è rivolta ai malati, cioè a coloro che hanno bisogno di essere guariti dalla loro poca fede. E non può che essere l’annuncio ai lontani il primo compito di che crede e vuole essere missionario.

Hanno poco da lamentarsi gli scribi dei farisei nel essere costernati dal fatto che Gesù mangia e frequenta gente lontana dalla fede. Non si può immaginare che chi è peccatore non possa tornare alla fede, né pensare che i peccatori siano condannati dal Signore.

E non si può nemmeno immaginare che la fede di chi si considera credente sia sufficiente a giustificarsi verso chi è peccatore o pretendere di essere privilegiati di fronte al Signore.

Bastare a se stessi, a livello personale e comunitario, è il male che spesso serpeggia anche oggi. Il Signore ci chiede umiltà e capacità di perdonare.

Ed infine un pensiero conclusivo: non è che Gesù abbia voluto accompagnare i peccatori e gli ultimi per far capire a quelli che si sentono a posto di convertirsi anche loro? Bah! Non è lontano dalla realtà questa conclusione. A volte i messaggi vengono indirizzati a terzi per far capire i diretti interessati!

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Lucio Giulio Turra Colautti
Lucio Giulio Turra Colautti
4 giorni fa ·Traduzione

L’Evangelo del Giorno

Venerdì della 1ª Settimana del Tempo Ordinario

“Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». “ (Marco 2,1-12).

La guarigione del paralitico non è un miracolo di Gesù. É il miracolo dei quattro barellieri che hanno calato la barella con il paralitico, dopo aver scoperchiato il tetto della casa.

La dinamica dell’azione, la folla stipata che stava nella casa, la necessità di calare il letto dall’alto, sono tutti aspetti che ci fanno capire che il miracolo non avviene solo per volontà del Signore ma perché si ha fiducia in Gesù e si vuole condividere un bisogno di guarigione.

Nel testo evangelico si comprende che nel descrivere la relazione tra Gesù e il paralitico si usa il linguaggio della resurrezione: alzati! A pensarci bene la guarigione è proprio una dimensione di recupero, di rialzarsi dal dolore, dalla sofferenza, dalla solitudine, dalla povertà.

Marco evangelista sottolinea con attenzione il fatto che Gesù è davvero autorevole nella sua missione. Ed anche per questo la nostra scelta di fede deve essere convinta.

C’è un aspetto che stona nel racconto: l’accusa a Gesù degli scribi sulla questione di perdonare i peccati. Ancora una volta registriamo la strana idea di D-o da parte delle autorità religiose. Il perdonare i peccati è superare la triste convinzione che una persona malata abbia quella condizione per un castigo ricevuto da D-o.

Il Buon D-o non castiga ma usa misericordia!

Noi siamo proprio convinti che D-o è il Signore della misericordia? Forse dovremmo fare un serio esame di coscienza!

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Lucio Giulio Turra Colautti
Lucio Giulio Turra Colautti
5 giorni fa ·Traduzione

L’Evangelo del Giorno

Giovedì della 1ª Settimana del Tempo Ordinario

“In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!».” (Marco 1,40-45).

Nell’Evangelo di oggi ci sono due aspetti che facciamo fatica a comprendere.

Il primo riguarda Gesù che tocca il lebbroso. Il lebbroso è insistente al punto che Gesù, violando tutte i precetti riguardanti l’impurità, tocca e guarisce. E questo gesto Gesù lo pratica perché vuole confermare che D-o è Padre di misericordia e non di castighi.

Il secondo aspetto da comprendere riguardo il fatto che Gesù non vuol essere considerato un santone e proibisce al lebbroso guarito di non esaltare la guarigione ma al contrario di andare dal sacerdote e donare l’offerta come prescritto dalla Legge di Mosè.

La conseguenza di questi avvenimenti è che Gesù non può più predicare se non fuori dalle vita dalle città, perché l’uomo guarito proclama e divulga la guarigione. Gesù vuole dire che il bene si fa e poi ci si tace, non va sbandierato per il gusto di farlo sapere.

C’è un ultimo pensiero che dobbiamo cogliere. Gli effetti di tutte le guarigioni limitano l’azione di Gesù. Non può più entrare nelle città. É quasi costretto a stare fuori in luoghi deserti. E nonostante questo la gente lo cerca.

L’insegnamento che riceviamo dalla Parola evangelica è che non dobbiamo fermarci alle guarigioni, ai miracoli. Il Signore ci chiede costanza nella fede e soprattutto di non indurire il nostro cuore, non avere pretese.

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