L’Evangelo del Giorno
4ª Domenica del Tempo Ordinario
“All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.” (Luca 4,21-3.
Gesù è tornato a Nazareth, la sua città. E nel presentarsi ai suoi concittadini nella sinagoga apre il rotolo del profeta Isaia dove sono indicate le linee della sua missione.
Gesù tralascia di citare volutamente l’ultimo capoverso del testo di Isaia dove si annuncia la vendetta di D-o. Gli abitanti di Nazareth hanno una visione politica e nazionalista e credono ad un D-o di vendetta.
Il messaggio che Gesù vuole comunicare va in un’altra direzione: D-o è misericordioso perché l’amore e la carità, soprattutto verso i più deboli, è il segno della sua presenza.
Non si può pretendere di modella D-o secondo le nostre logiche per quanto possano essere giustificate. I concittadini di Gesù pretendono oltretutto anche di vedere da Gesù i segni compiuti a Cafarnao.
Ed é in questo contesto che Gesù non si sente accolto: nessun profeta è ben accetto anche perché egli è il figlio del falegname.
É a questo punto che Gesù diventa provocatorio riscontrando la durezza di cuore dei suoi concittadini. Il D-o della misericordia non è esclusivo. Si fa vicino alla vedova di Sarepta di Sidone e perfino ad un militare straniero, Naaman il siro.
Il passo evangelico si conclude non solo con Gesù cacciato dalla sinagoga, ma perfino dalla sua città e con il desiderio dei suoi concittadini di ucciderlo. Gesù passa oltre e riprende il suo cammino.
L’Evangelo di questa domenica, nella sua non semplice interpretazione, ci consegna due importanti riflessioni da meditare e da vivere. La salvezza viene da un D-o misericordioso. E l’Altissimo è il D-o di tutti, non è un D-o esclusivo.
Non possiamo avere pretese né verso D-o né verso il nostro prossimo. Non abbiamo ragioni per modellare ai nostri desideri la presenza di un D-o che si fa dono e che è Amore!
Paolo Grasso
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