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L’Evangelo del Giorno

S. Scolastica

“Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».” (Marco 7,24-3.

Gesù sconfina a Tiro, in Libano, in territorio straniero dove predica nelle case. La sua fama è conosciuta in questi territori dove si parla un’altra lingua e ci sono mescolanze tra le popolazioni. Non vuole far sapere di questa sua permanenza.

Gesù, pur volendo stare nascosto, incontra una donna di lingua greca e di origini siro-fenice che ha una figlia colpita da uno spirito impuro. Questa donna si getta ai suoi piedi e gli chiede di poter guarire la figlia.

Lèggiamo in questo passo evangelico che Gesù sembra essere distaccato da questa richiesta. In fondo Gesù è venuto per incontrare i figli, ovvero persone di fede ebraica.

Riscontriamo che Gesù esce con una espressione particolare: “… non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Gesù richiama il distacco tra la purezza dei figli e l’impurità di altre persone.

É proprio in questa occasione che Gesù viene spiazzato dalle parole della donna: “Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli”.

La donna straniera ha più fede di quello che si può immaginare. Si affida, riconosce umilmente di potersi cibare perfino delle briciole della fede degli ebrei pur di sapere che sua figlia sia guarita.

In questo racconto evangelico scopriamo tanti aspetti della vita di fede. Umiltà e affidamento sono i segni distintivi di una fede che si accontenta di briciole pur di convertirsi alla bontà di D-o.

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