(✏️ Stefano Landi) Il turismo del vaccino. Andata e ritorno con l’immunità. Un bel colpo, visti i ritmi da queste parti. È un altro fronte della campagna vaccinale. Una nicchia, legale come altre, certo non comoda, ma comunque efficace. Il conte Simone Avogadro di Vigliano, 57 anni l’altro ieri, imprenditore, è andato a vaccinarsi in Serbia. Si può fare, dato che a Belgrado e dintorni, a differenza di quanto avviene in Italia, dove i vaccini vanno centellinati col contagocce viste le consegne, invitano gli stranieri a vaccinarsi. Sul sito dell’ambasciata italiana viene tutto spiegato nei dettagli, per chi fosse interessato alla trasferta: dall’11 gennaio anche i cittadini dall’estero, con o senza permesso di soggiorno, possono compilare l’application sul portale. Unica complicazione è che è tutto in lingua serba. L’ulteriore vantaggio è che si può scegliere anche il vaccino in un’ampia gamma, che oltre a Pfizer, Astrazeneca e Moderna offre pure il vaccino cinese e lo Sputnik russo. La storia di Avogadro di Vigliano ha origini più antiche e significati più commerciali. «Lavoro e vivo in giro per il mondo con l’azienda di famiglia e ho anche un ufficio in Serbia. Abito tra Milano e Singapore, dove tra l’altro mi avevano proposto la vaccinazione. Ma causa Covid non riesco a rientrare in Asia da Natale», racconta. Avendo 57 anni, in Italia, nell’ipotesi più fortunata, sarebbe finito nelle agende di giugno. Però a febbraio i suoi partner balcanici gli raccontano della possibilità di fare il vaccino all’estero. La Serbia, dopo Israele, è uno dei Paesi partiti più forte nella campagna vaccinale. Solo che Israele ha schiacciato sull’acceleratore delle somministrazioni per mettere in sicurezza la sua popolazione. La Serbia ne sta facendo un’operazione (anche) di immagine. Una sorta di attrazione: vieni, volendo visiti il Paese e nel frattempo ti facciamo pure il vaccino Covid. Leggi l'articolo completo su Corriere 👉 (📸 Imagoeconomica)