L’Evangelo del Giorno
Giovedì della 2ª Settimana di Pasqua
“Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di D-o rimane su di lui.” (Giovanni 3,31-36).
Gli ultimi versetti della capitolo terzo dell’Evangelo di Giovanni ci raccontano, prima dell’ascolto dell’Evangelo di oggi, di un dialogo fra i discepoli di Giovanni Battista e un Giudeo, probabilmente una persona autorevole.
La discussione che avviene subito dopo tra Giovanni Battista e i suoi discepoli riguarda l’identità di Gesù che battezza come Giovanni. E Giovanni ribadisce di non essere egli il Messia. Anzi sottolinea di gioire e afferma: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire" (Giovanni 3,29).
É con queste premesse che Giovanni ci svela che Gesù è il Messia perché viene da D-o.
Ci colpiscono alcune espressioni che ci fanno capire chi è davvero Gesù, il Messia.
Egli viene dall’alto. Viene dal cielo. Dà testimonianza che D-o è verità. “Colui infatti che D-o ha mandato dice le parole di D-o: senza misura egli dà lo Spirito”.
Tutte queste espressioni ci fanno capire le ultime parole di Giovanni: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna”.
Questo passo evangelico ci aiuta a credere in Gesù che é Figlio, un dono del Padre. E la nostra fede non è vana. Si fonda sul soffio dello Spirito, sulla testimonianza di Gesù, Figlio di D-o, frutto dell’amore di D-o per l’umanità.
Se rinasciamo dall’acqua e dallo Spirito, anche noi viviamo per il Signore della vita e possiamo essere messaggeri e Figli del D-o vivente. E “chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita”. Amare Gesù vuol dire amare D-o e amare la Vita!
LA STORIA
SE OGGI SIAMO TUTTI “DI CHE VACCINO SEI?”
Ho letto in queste ore un divertente editoriale firmato da Lauro Poletto, direttore della rivista “La Voce dei Berici” di Vicenza.
Al centro del suo “pezzo” un viaggio sull'Italia precoronavirus e l'attuale momento.
Racconta Poletto: “In epoca precovidica, quando non immaginavamo neppure esistesse un tale virus, se si incontrava un amico al distributore la domanda poteva essere “La tua auto quanto fa con un litro?”, oppure “Che ne pensi dell’auto ibrida di Mario?”.
Oggi la domanda di rito è invece diventata “Tu hai fatto il vaccino?”.
E poi “Che vaccino hai fatto?”. E giù commenti sull’esperienza propria o, se non siamo ancora tra i “chiamati”, di qualche parente che ha già fatto la fila per la puntura sul braccio. Perché comunque oramai, tutti hanno almeno un parente che è stato immunizzato e magari, addirittura, ha già fatto anche la seconda dose”.
Per il Direttore Poletto con il covid 19, volenti o no, l'argomento più gettonato in questo 2021 è proprio il vaccino che lo dovrebbe vedere vincitore (si spera) sul virus.
Dietro a questo farmaco, realizzato in poco tempo, ma che ha dimostrato in alcuni casi diverse impefezioni, l'abbiamo potuto riconoscere come un esempio lampante sui nostri caratteri e sia diventato, ancora di più, una metafora di quello che siamo.
Il governo Draghi ha detto alle Regioni che deve esserci un criterio omogeneo di somministrazione. Basta “anarchia regionale”. La priorità va data ai fragili, quindi agli anziani e a qualche altra categoria considerata tale. E' una indicazione di civiltà che dice in modo chiaro che il Paese si preoccupa di tutelare chi rischia di più di ammalarsi. Va osservato che la gran parte degli italiani si sta attenendo alle direttive governative. Ma non sempre è così. Anche questa volta – sulle italiche sponde – sono apparsi coloro che credono di essere più furbi degli altri. Per Poletto “Sono i cosiddetti “saltafila”, quelli che “I fragili non sono un problema mio”, quelli della serie “Lei non sa chi sono io” oppure “Mi manda il cugino del mio amico, fratello del ministro ecc. ecc.”. Il solito vizio italico che soprattutto certi potenti non riconoscono come vergogna. Un altro punto da prendere in considerazione è che il “sistema sanitario” ha la necessita' di importanti “riparazioni”. Quanto è accaduto e sta accadendo in Lombardia dice in modo drammatico che la sanità non può essere lasciata semplicemente in mano ai privati, perché è un ambito dove il solo interesse economico mal si concilia con l’interesse collettivo. Infine non si può dimenticare come l’Europa non può e non deve essere ostaggio delle multinazionali del farmaco e per questo deve avere una filiera di produzione propria che comprenda anche la prevenzione.
Questa affannosa ricerca del bene sul male deve farci riflettere, inoltre, che oltre al virus dovremo necessariamente superare altri esami per considerarci fuori dall'emergenza non solo per un breve periodo ma – si spera – per sempre (t.t.)