L’Evangelo del Giorno
Venerdì Santo - Passione del Signore
“Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».” (Giovanni 18,1 - 19,42).
Dell’Evangelo della Passione secondo Giovanni raccogliamo alcuni frammenti che rendono evidente l’ingiusta condanna di Gesù alla crocifissione. Sono frasi che esprimono il peso di mentire e preferire la morte di un uomo innocente, di un D-o capace di accettare il male per donarci il suo bene.
«È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». L’utilitarismo e il pragragmatismo di Caifa, sommo sacerdote, indicano l’assurda realtà di condannare senza appello.
«Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Dalla condanna alle percosse senza alcun motivo. La condanna porta il segno del voler abbattere il condannato senza pietà, senza la possibilità di una difesa.
«Non costui, ma Barabba!». É questo lo scambio: uccidere un innocente e liberare un omicida. Questa è l’ingiustizia umana che arriva a moltiplicare il misfatto.
«Non abbiamo altro re che Cesare». Con questa battuta si arriva all’obbrobrio non solo per la condanna verso Gesù ma la condanna della propria fede, della parola dei Padri. É davvero un abominio giustificare la morte di un uomo riconoscendo la regalità di chi non si è mai riconosciuto come re perché considerato dominatore.
Di fronte a queste parole non resta che il silenzio e la preghiera. E pregare il perdono di D-o per la nostra disumanità e la nostra ingiustizia. Signore Gesù Cristo perdonaci!
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