Perché bisogna essere fermamente contrari alla" dolce morte".
Con la morte del Dj Fabo si e' riaperto un dibattito molto importante per il futuro dell'umanità: la possibilità da parte di ciascuno di noi di scegliere quando morire. La "dolce morte" non e' solo una scelta della singola persona. Riguarda tutti noi. Vediamo ora le ragioni di una e dell'altra parte.
Chi e' favorevole alla" dolce morte" parte dal principio che una persona e' libera quando scegliere di vivere o di morire. Questo sopratutto quando si trova in situazioni estreme come, per esempio, nelle malattie terminali o inguaribili o dopo incidenti che rendono una persona totalmente dipendente dagli altri. Altro caso e'il coma irreversibile. Un altro argomento da parte di chi e' favorevole e' la situazione famigliare. I mille problemi che sorgono per l'assistenza di un malato terminale o con malattie progressive o peggio totalmente o quasi paralizzate. Cioè tutte quelle situazioni dove una persona per un motivo o per l'altro non e' più autosufficiente. Questo al di fuori dell'età della persona.
Chi invece e' contrario pensa ovviamente in maniera differente. L'uomo non ha il diritto di uccidere un'altra persona anche se questa lo abbia lasciato per iscritto. Nessuno e' in grado di dire se e quanto in realtà soffrano e se il giorno dopo non si scopra un farmaco che riesca a guarire proprio l'infermità o la malattia delle quali la persona sta soffrendo. Quindi va usata ogni forma per mantenere in vita un uomo fino al momento della morte naturale.
Certo il dibattito difficilmente avrà un termine perché sicuramente ci saranno sempre persone che la penseranno in maniera differente. Ci saranno sempre persone pro o contro. Allora cosa bisogna fare? Dare una rispostane' molto difficile. Da cattolico non posso che essere contrario a questo tipo di pratica ma le mie motivazioni sono un po' diverse. Dobbiamo quindi fare un passo indietro. Dobbiamo chiederci se e quanto i medici e le case farmaceutiche fanno realmente di tutto per garantire la nostra salute. La risposta e' no. Sopratutto le case farmaceutiche nascondono od impediscono la distribuzione di farmaci che migliorerebbero di molto il livello della nostra salute, la prevenzione e le cure successive ad interventi chirurgici. Questo per il semplice fatto che le grandi industrie hanno investito molti soldi nelle produzione di farmaci ed ora devono terminare la loro produzione e poi svuotare i magazzini prima di immettere sul mercato nuovi farmaci che permetterebbero a molte persone di guarire o di avere cure post operatorie decisamente migliori e non invasive. Ma pare che a tutti loro non importi un gran che. Per cui ci sono ancora molte persone che muoiono quando molto probabilmente con le nuove cure avrebbero la possibilità di vivere ancora per alcuni anni o forse qualcosa di più senza avere effetti collaterali e quindi con una buona qualità di vita. Pero il rischio più grande e' che se questa prassi diventasse normale si avrebbe probabilmente un "mercato nero" di organi prelevati da persone che verrebbero dichiarati malati terminali o con malattie incurabili, invasive e con una progressione che renderebbe difficile e dolorosa la loro vita. Si rischierebbe quindi un'eliminazione delle persone cosiddette anziane a favore dei giovani o delle persone abbienti nei confronti dei ceti più bisognosi.
Al di la della risposta alla domanda se una persona e' libera o meno di scegliere quando morire o se si può "uccidere" legalmente un proprio simile il vero rischio e' la industrializzazione del mercato degli organi.
Sopratutto a causa di questa rischiosissima ipotetica prassi bisogna assolutamente evitare che la " dolce morte" diventi una pratica legale. E questo indipendentemente dall'importanza del personaggio che fa ciclicamente rinascere il dibattito fra chi e' pro e chi contro. Il rischio e' l'eliminazione della maggior parte delle persone che hanno più di 50 anni. E come direbbe il notissimo marchese: meditate gente meditate.
Paolo Imperatori
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