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Venerdì mattina arrivo a Potosì per la (ennesima) sfilata folklorica a vendere i prodotti che incido
...dopo 10 ore di autobus notturno proveniente da Cochabamba, su e giù per la cordillera andina
...dopo un giorno in quella splendida città a trovare alcuni rivenditori; senza contare i matti per i quali ho una calamita naturale e per i quali servirebbe un racconto a parte
...dopo 10 ore di autobus notturno proveniente da La Paz
...dopo avermi preparato lo zaino che comprai in Polonia nel ‘94, che mi accompagnò nel mio peregrinare in autostop nel 1997-98 in Sud America e che ancora tiene botta
...dopo aver convinto la Ssssiura
sull’ultimo punto magari risparmiamo i commenti vista l’oggettiva difficoltà di convincere la mogliera che uno, da solo, mezzo matto, non va mica in giro a divertiiiiiiirsi, nooo; va a lavorare! Gli uomini sposati capiranno…
Un piccolo pulmino cerca di portarmi dal terminal fino al centro, inerpicandosi disperatamente su alcune salite ripide che sarebbero la gioia degli skaters... e brum brum brum, e ancora brum brum brum e… tutti gli uomini aitanti e forti scendono in corsa a spingere altrimenti in cima non ci si arriva mica e, credetemi sulla parola, dopo una notte sballotatti sugli autobus, ancora a stomaco vuoto, correre e spingere in salita a quota 4.000 e rotti mt… NON è proprio una bella cosa, NON è proprio un bel modo rilassssante di iniziare la giornata… Ma se vuoi girare il mondo zaino in spalla, anche questo fa parte del gioco!
Ed insomma in qualche modo, fra continui saliscendi, e curve a 90° da fare quasi col freno a mano, non importa se la vecchietta della terza fila la perdiamo per strada; mi ritrovo a fare colazione seduto fuori dal palazzetto del mercato indigeno: tazza smaltata risalente molto probabilmente alla guerra del Chaco con 4 ammaccature d’ordinanza che hanno fatto saltare lo smalto; caffè grezzo del quale ogni tanto sputi una scorzetta (altro che capsule e cialde da fighetti!!!); pagnotta calda appena sfornata con fettona di formaggio di capra salato; il sole si alza dal Cerro Rico e mi bacia forte in fronte per farmi capire che qui è lui a farla da padrone, mentre la brezza mattutina ti si infila dentro il colletto della camicia e ti scivola giù per la schiena come un sinuoso serpente di ghiaccio che soffia: buongiorno! E ‘sti cazzi! direbbe qualcuno…
Da un lato un paio di cani randagi a cui regalo pezzetti di pane e dall’altro 3 asinelli golosi delle carote che passo loro, mancano il gallo ed il gatto ed il quadretto dei musicanti di Brema sarebbe perfetto…
E poi son lì tutto il giorno in mezzo a una folla caotica di gente che spinge, ride, fa festa, urla e sbevacchia; sfilano gonne multicolori sempre più corte e svolazzanti, corpetti che oppongono una strenua ed impari resistenza alla spinta di procaci petti andini abbronzati, sorrisi ai quali nemmeno i conquistadores saprebbero resistere; allegri glutei modellati dal vento e dai ritmi andini; polpacci allenati su queste salite portando le borse della spesa; tacchi numero 16 sfidano senza timore i sampietrini malconci a ritmo di “Baila Bonitooo! He!-He!” Difficile lavorare in queste distrazioni ….oops! volevo dire condizioni.
E arriva sera, e sono ancora lì a sfilare come indiavolati; scende il sole ed in meno di 15 minuti la temperatura si abbassa di una ventina di gradi, è una corsa contro il tempo: tu che ti vesti velocemente maglietta-camicia-felpa-pantaloni lunghi-càpeo-bastòn-e-baeòn ed il sole che scende allungando le ombre delle cime circostanti lasciando spazio all’oscurità…. E poi… inizia la ricerca di un posto per dormire, cosa quasi impossibile vista la folla che riempie la città; hotel dopo hotel, alojamiento dopo alojamiento, nessuno ha un posto letto e di dormire al freddo dei 4000 sull’altipiano spazzato dal vento non ho proprio voglia.
“Va bene anche un materasso per terra” butto lì in 3-4 posti, ma niente, ancora niente..
“come... un materasso per terra?”
“sì signora”
“sicuro?”
“ostia!” questa non l’ha mica capita, d’altronde il Veneto è lontano, ho dovuto quindi ripiegare con un più consono “ceeeerto signora!”
E ssssiore e sssssiori, per la splendida cifra di 20, dicasi 20, bolivianos (2,70 euro) in confronto ai 100 e tanti richiesti dagli hotel in genre, mi ritrovo alloggiato, con materasso e due coperte di lana grossa stile militare, nel magazzino adiacente… al night-club del piccolo hotel. Sì, ho scritto proprio “night-club”, di quelli con annesse ragazzuole, che poi non tardano molto a venire a vedere chi è quel matto di gringo che dorme per terra nel magazzino.
Ed è in questi momenti che un uomo si trova a dover fare delle scelte, credetemi, non facili!! Anche Budda tentennerebbe di fronte a quelle scollature, spacchi, curve ruspanti e sorrisi invitanti…. MA!! (c’è sempre un ma) non voglio mica giocarmi l’ospitalità della signora per un paio di tette e quindi, a malincuore e a malinmutande, rifiuto l’offerta e mi giro dall’altre parte.
Sì, l’ho proprio fatto, anche se non mi crederete mai; lo so che non è cosa buona & giusta, ma passare una notte all’aperto… no grazie! Ovviamente queste tristi decisioni hanno un prezzo, ed il karma mi ha ripagato con Despacito e le altre hit-porcherie che rimbombavano per tutta la notte, fino alle 030 della mattina seguente.
(continua)
Paolo Imperatori
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Maurizio Sacchetto
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