Si riparte, con Draghi.
Auguriamoci tutti che riesca a farci uscire fuori dalla pandemia e a rilanciare il Paese.
Dopo di che, penso sia opportuno una profonda riflessione sul futuro.
Le scelte di fondo, dall'ambiente all'energia, oggi sono prioritarie e, spesso, comuni (tant'è che vengono promosse sia da regimi di sinistra che dagli Emirati). vi è un punto nodale per le politiche del domani? Il punto nodale potrebbe essere la politica dei 'beni comuni', tra i quali assurgono sempre più importanza le terre rare, riguardo ai quali non ho visto (spero per mia ignoranza) nulla o gran che. Popoli ricchi di risorse sono alla fame, poiché tutto si concentra in mano alle multinazionali (comprese le finanziarie), le quali, non di rado, hanno più peso decisionale che i governi ed i parlamenti. Sul punto i 5* degli esordi sembravano attenti, ora e da parte di altri quasi nulla; né vi sono stati cenni nel discorso di Draghi. Il neo-liberismo di Renzi potrebbe mai accettare di mettere in discussione l'appertenenza o l'utilizzo delle risorse? Ma anche buona parte del PD lo farebbe mai? Il lavoro sta via via scomparendo o rischia di scomparire soppiantato dalle Intelligenze Artificiali; dinanzi a ciò che fare? Cosa pensa la sinistra nata ed articolata intorno alla centralità dei lavoratori ora che tale centralità va via via affievolendosi? Non mi dilungo, l'ho già fatto e chiedo scusa, ma concludo ritenendo che vanno ridefiniti gli obiettivi in modo innovativo e senza evocare passati di sinistra o destra che nei fatti sembrano superati.
L’Evangelo del Giorno
Venerdì dopo le Ceneri
“In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».” (Matteo 9,14-15).
I discepoli di Giovanni sono stupiti perché Gesù non abbraccia totalmente i precetti a cui anche il Battista ha aderito con i suoi discepoli riguardo al digiunare.
Il digiuno accompagna l’esperienza spirituale perché è la scelta di coloro che vogliono mettere in discussione le loro possibilità. Ma il digiuno non è solo un atto di privazione, di fare senza. Il digiuno è riconoscere che c’è qualcun altro che non ha da mangiare, che ha bisogno del nostro aiuto, che manca del necessario.
Meditiamo per un attimo le parole del profeta Isaia (Is 58,1-9a): “È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? [...] Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.”
La logica di Gesù è cambiare passo, di dare una prospettiva nuova alla relazione con D-o, di riconoscere D-o come Signore della vita donata, amata.
Gesù ci ricorda un aspetto che dobbiamo seriamente meditare. C’è un digiuno della vita che non dipende da noi. C’è un digiuno che ci viene imposto e che ci priva di ciò che desideriamo. Questo digiuno è molto di più di un digiuno, perché sentiamo la mancanza di D-o. Sentire questo vuol dire sentire la mancanza di chi amiamo di più e vorremmo che ci fosse e invece non c’è più.
Questa mancanza è il dolore che solo D-o può lenire.