il #bibitaro Giggino accellera sulla ricerca dei #voltagabbana e lo sfintere si chiude per la paura di elezioni #governo #cialtroni #incapaci
il #bibitaro Giggino accellera sulla ricerca dei #voltagabbana e lo sfintere si chiude per la paura di elezioni #governo #cialtroni #incapaci
La maggior parte dell'umanità è presìdisposta alla sottomissione. Gente gestita completamente e inconsapevolmente. Chi ha capito ha capito, non ha bisogno di consigli.
Chi non ha capito, non capirà mai. Non biasimo queste persone, perché loro sonostrutturate per vivere e basta. Cosa vuol dire vivere e basta? Mangiare e bere, respirare, partorire, lavorare, guardare la televisione, mangiare la pizza il sabato sera, andare a vedere la partita. Il loro mondo finisce lì, non possono percepire altro.
C'è invece un piccolissimo gruppo di esseri umani che hanno un "difetto di fabbricazione": sono sfuggiti al controllo di qualità della linea di produzione. Sono pochi, sono eretici ed eroici, sono guerrieri.
#bisognapensare
"Ci si abitua a tutto. Anche a vivere in gabbia. Magari in cambio di un po' di ordine, di una manciata di certezze, di qualche domenica al sole. Ma intanto perdi la capacità di pensare per conto tuo, e alla fine anche la voglia di farlo. Ti dimentichi di cos'è la libertà."
Alessandro Baricco
#bisognapensare
L’Evangelo del Giorno - Rito Ambrosiano
3ª Domenica dopo l’Epifania
Mt 14, 13b-21
In quel tempo. Il Signore Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
È la Domenica della Parola!
Il Bene che Dio ci vuole sovrabbonda! Io ne ho la prova, in tutti i gesti di affetto, amicizia, doni che continuamente sto ricevendo!
E guai a lamentarmi, come fecero gli Ebrei (prima lettura), che quasi avrebbero preferito tornare in Egitto a mangiare cetrioli, porri, cipolle.. e in cambio hanno ricevuto manna “non per un giorno, non per due giorni, non per cinque giorni, non per dieci giorni, non per venti giorni, ma per un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi venga a nausea, perché avete respinto il Signore che è in mezzo a voi e avete pianto davanti a lui”(Nm 11,19-2… Sappiamo bene come in altri passi della Scrittura gli Israeliti avrebbero ricevuto in dono la terra in cui scorre latte e miele….
Davvero ingrati siamo anche noi a volte verso il Signore…
Oggi c’è solo da “ringraziare”, cioè “eucarestia”, perché il Signore Gesù ci ha lasciato un Pane che non finisce, ovvero la Sua Presenza in mezzo a noi…Lui vivo e risorto non ci lascia mai! Ha dato tutto se stesso e chiede a noi di fare altrettanto attraverso semplici gesti di gratuità e fraternità (“date loro voi stessi da mangiare” v.16), per continuare a mostrare che è vivo e presente, agli occhi di chi fa fatica a riconoscerlo nei riti nelle chiese.
(Ecco perché leggiamo questo brano dopo l’ Epifania, cioè Manifestazione)
È sconvolgente l’inizio di questo racconto: anche Gesù vuol stare solo in disparte, ma proprio non ce la fa, perché “vede gente e si commuove”…
Capita anche a noi? Anche noi vogliamo starcene da soli con le nostre quattro fatiche e dispiaceri e invece la situazione reale ci richiama a “farci prossimi”, a com-muoverci per fare del bene per qualcuno che ci è vicino e ci cerca? O l’indifferenza vince anche dentro di noi?
L’altro aspetto, correlato a questo, si gioca fra il POCO che abbiamo e il MOLTO che viene effettivamente alla luce e moltiplicato da Gesù, quando glielo consegniamo nelle mani, se ci fidiamo di Lui, perché Lui di noi si fida puntando tutto su di noi, proprio come ha fatto coi primi 12. “qui non abbiamo altro che 5 pani e 2 pesci”.
Quante volte mi capita di sentire anche dai miei giovani studenti “ Eh ma, prof, cosa possiamo fare?!?”: beh, c’è un mondo di possibilità! A partire dalla condivisione di progetti, sogni, sfide….come quella che ci vede prossimi all’apertura del nuovo sito de “La Bella Notizia”! per far circolare tanto Bene e condividere risorse, doni, esperienze belle per dare gusto alla vita, nostra e di tanti!
Io ringrazio oggi per tante nuove persone e vecchi amici ritrovati, doni ricevuti, messaggi di affetto, amici sempre presenti anche nel silenzio, e in particolare Lucio che ci sta ospitando sul suo blog da tanto tempo, che ha creduto nella possibilità di farci diventare “voce” per la Parola!
La Parola sia sempre al centro della nostra fede! Possiamo davvero conoscerla, gustarla e condividerla, donarla, perché prima di tutto Qualcuno ce la dona!
Il nostro “spezzare” l’eucarestia ci aiuti a crescere come fratelli, a condividere gioie e dolori, a sentirci prossimi l’uno dell’altro, a fidarci di Gesù perchè è Lui che ci chiama attorno alla sua mensa! E quindi impariamo a guardare chi ci troviamo di fianco con uno sguardo diverso, cercando di fare il bene possibile per noi e per lui…
allora sovrabbonderà ed avanzerà un sacco di bene!
L’Evangelo del Giorno
3ª Domenica del Tempo Ordinario - Domenica della Parola
“Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».” (Marco 1,14-2.
Nella 3ª Domenica del Tempo Ordinario, dedicata alla festa della Parola, comprendiamo la ricchezza di alcune espressioni che ci aiutano a capire il senso della sequela, della via che Gesù ci ha consegnato.
“Il tempo si è fatto breve” (1Cor 7,29-31) non è una espressione tra le altre, non solo perché questo è il tempo propizio, ma perché non dobbiamo perdere l’occasione per disegnare la via che Giona ha tracciato ai cittadini di Nìnive: la via della conversione.
Ci sono molti motivi per accogliere l’invito di Gesù e di seguirlo. “Convertitevi e credete nel Vangelo”: non è uno slogan e nemmeno una esortazione. È semplicemente una necessità. E non solo per chi crede ma anche per chi non crede.
Questo è il tempo della redenzione, della necessità della salvezza. Non fosse altro per il disastroto ambiente che abbiamo defraudato, della violenza, del dominio, del possesso, del bastare a noi stessi. É tempo di convertirci per chi è credente, la conversione è più pregnante: dobbiamo convertirci da quella strana idea di un D-o dominatore ed invece cogliere che D-o ama la vita e se ne prende cura.
Tutto questo preambolo trova corrispondenza in tre verbi nella sequela del Signore Gesù: gettare, riparare, lasciare.
Per essere discepoli-missionario, come ci ricorda papà Francesco, bisogna coniugare queste tre azioni.
Gettare vuol dire avere il coraggio del futuro, di scommettere. É la chiamata e la scelta di Andrea e di Simon Pietro.
Riparare significa prendersi cura della vita, appianare i conflitti e sanare le ferite. É la chiamata e la scelta di Giacomo e Giovanni.
Lasciare vuol dire non attaccarsi alle cose e alle persone, fare senza, vivere la sobrietà. É l’essenza del sentirsi chiamati ad una esperienza più grande.