Calza a pennello il detto politichese "Mai interrompere il tuo avversario quando sta facendo errori", che sembra preso alla lettera da Donald Trump e Joe Biden in merito la campagna elettorale ormai terminata in vista le elezioni presidenziali il cui esito è in dirittura d'arrivo
lo sfidante democratico Biden, se la spunterà su Trump, finirà per ringraziare i (de) meriti del presidente repubblicano per i tanti errori commessi in questo suo primo mandato di cui non ne ha capito le chiavi ossia che conta come si governa e non come si fa la campagna elettorale, non stupisce perciò se Trump è passato pian piano dall'essere un vincitore quasi certo nel 2019 a diventare oggi un probabile sconfitto; atteggiarsi sui campi da golf mentre la California bruciava e 200.000 suoi concittadini morivano di covid-19 non è stato certamente l'esempio che un presidente deve dare, che sta pagando in voti assieme al disinteresse manifestato in questi anni verso questioni care a tanti americani compresi quelli dell'area "centrista" del suo partito, tanto sulla crisi climatica e i minimi salariali quanto su assicurazioni sanitarie e la gestione dei fondi pubblici per scuole e università, appiattendo così facendo il partito e il governo e trasformando la campagna elettorale in un referendum sulla sua leadership, generando scontento sia dentro che fuori la sua amministrazione.
Coesione invece per Joe Biden sponsorizzato da Barak Obama e supportato dalla multiculturale comunità afro-americana, che all'oggi gli ha fruttato un vantaggio importante per poter contare su diverse "strade" per ottenere una maggioranza forte e far stravincere il proprio pensiero liberal-democratico, contro quello populista dei repubblicani, sui tre temi a lui cari: l'etica sociale in ambito sanità, la scelta di una società multiculturale e la salvaguardia dell'ambiente; agli osservatori Biden è apparso più credibile e "presidenziale" anche se gli è mancata la decisione che servirà qualora vincesse, un'eredità forse dell'amministrazione Obama (di cui era il n°2) con cui farà bene a relazionare per poter a lungo essere sostenuto da una leadership collettiva e da una coalizione più larga possibile per non incappare in un nuovo infortunio elettorale dopo quello di Hillary Clinton che pur ottenendo oltre 200.000 votii più di Trump, che in un'elezione "diretta" l'avrebbe nominata la prima donna presidente degli Stati Uniti, non ce la fece.
Biden in queste ultime ore di spoglio è dato in vantaggio ma il sistema elettorale americano premia il candidato che porta in dote i propri "Grandi elettori" perchè vincere in Texas o California di un voto o di un milione non fa differenza, possono invece farla gli Stati in bilico tipo quelli del Midwest come nel 2016, dove una classe operaia bianca impoverita dalla crisi anni '80 (che votava i democratici) a sorpresa si affidò a Trump che riuscì a cancellare in loro paure e frustrazioni riuscendo nell'impresa impossibile di battere la favoritissima Hillary Clinton e diventare Presidente.
uomovas.