Anche il Covid è relativo

Spesso affrontare i numeri della pandemia genera panico, ma se passiamo dai numeri assoluti a quelli relativi scopriremo che...

Un argomento fuori controllo

Ormai si parla solo di covid. Le pagine dei giornali sono in larga parte occupate da notizie relative alla pandemia, i notiziari televisivi idem, e non va meglio per chi desidera distrarsi magari guardando un qualche varietà (in studi sempre più vuoti), o una partita di calcio. D’altra parte il coronavirus non risparmia neppure presentatori e calciatori.

Intanto, in Francia, fatta eccezione per le scuole, si chiude tutto per circa 30 giorni (almeno fino al 1 dicembre) e la Germania invoca maggiore rigore. E in Italia?

Il Giuseppi nazionale annuncia che potrebbe seguirne presto l'esempio perché i numeri di questo virus potrebbero presto essere "fuori controllo". Di più, invoca un “lockdown europeo” ad adesione volontaria!

 

Per interpretare i numeri ufficiali

Ebbene, se da mesi tutte le sere alle 18 si diffondono i numeri quotidiani del covid, vale la pena ricordare che i numeri bisogna saperli leggere!

E allora prendiamo i numeri (quelli ufficiali del Ministero della Salute) e mettiamoli a confronto. E poiché il Presidente del Consiglio parla di una situazione che sta sfuggendo di mano (e i giornali fanno titoli sui nuovi record di contagiati), prendiamo a confronto due date precise: il 25 marzo e il 25 ottobre.

Ebbene, il 25 marzo sono stati effettuati 27.481 tamponi. Sono risultati 5.210 casi totali (il 18,96% dei tamponi). In pratica su 100 tamponi c'erano circa 19 positivi.

Lo stesso giorno i ricoveri con sintomi aumentavano di 1.175 unità (il 4,28%) e le terapie intensive di 93 unità (lo 0,34%). In pratica ogni 10.000 tamponi circa 34 persone andavano in intensiva. Per la cronaca (nera) lo stesso giorno furono registrati 683 decessi.

Il 25 ottobre, invece, i tamponi effettuati sono stati 161.880. Mentre 21.723 (13,14%) sono stati quelli risultati sitivi.

I ricoverati con sintomi sono aumentati di 719 unità (lo 0,44%) e i ricoverati in intensiva di 80 (lo 0,05%). In pratica sugli stessi 10.000 tamponi, solo 5 persone andavano in intensiva.

 

I numeri e le terapie intensive

Un altro piccolo dato. Il 25 marzo c’erano 3.489 degenti in terapia intensiva a fronte di i 5.179 posti (oltre il 67%, e sarebbero diventati 4.068, cioè il 78,5%, il 3 aprile!). Così il Decreto Legge 34/2020 (detto Decreto “Rilancio”) aveva stabilito di aumentare i posti in intensiva di altre 3.553 unità (per complessivi 8.732 posti). Al momento attuale non tutti i posti previsti sono stati realizzati. Il 25 ottobre i degenti in intensiva erano 1.208 a fronte di 6.458 posti di terapia intensiva (il 18,7%). E oggi, mentre scriviamo i posti occupati sono arrivati a circa il 22% di quelli disponibili. Ben lontani dai livelli di guardia di marzo.

 

Il negazionismo è irrazionale

Attenzione però: qui non si intende fare negazionismo! Il virus c'è e fa male. A dirlo, ancora una volta, sono i numeri: il sars-cov-2, in 10 mesi, ha mietuto oltre 37mila vittime, mentre "Influenza e Polmonite" - che nel 2014 è stata collocata da ISTAT al 15 posto della speciale classifica delle cause di morte degli italiani - in quell'anno fece 9.413 vittime (questo dato, ancorché un po' datato, resta - credo - indicativo).

 

Per non concludere...

Ebbene, senza sminuire la gravità del problema covid19, quindi, mi pare che i dati ci suggeriscano come la situazione sia evidentemente molto migliore ora che la scorsa primavera. E quindi la domanda che sorge spontanea è: ha senso applicare, in questo momento, le misure applicate la scorsa primavera?

E ancora: ha veramente senso bloccare non solo il Paese, ma anche la sua economia, gli imprenditori che hanno investito per mettere a norma le loro attività, e tanti onesti (e sani!) cittadini a fronte di una situazione che non è neppure lontanamente paragonabile a quella trascorsa?

Sempre i dati ISTAT ci dicono che ogni anno in Italia muoiono oltre 240mila cardiopatici (un numero destinato a crescere, visto che molti pazienti di patologie anche importanti non hanno accesso alle normali cure ospedaliere per dare spazio ai pazienti covid). Certo, le malattie cardiopatiche non sono virali né contagiose (ma possono essere ereditarie…), però non mi pare che abbiano mai suscitato altrettanto clamore.

In ultima analisi, quindi, mentre è giusto e doveroso fare quanto in nostro potere per evitare l'ulteriore diffusione del virus, è opportuno evitare di farsi spaventare dai numeri assoluti del contagio. Perché alla fine... anche il covid è relativo!

 

 


Lorenzocp ptux

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