L’Evangelo del Giorno
Sabato dopo le Ceneri
“I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».” (Luca 5,27-32)
La chiamata di Levi, Matteo, da parte di Gesù è a dir poco singolare e dirompente tanto che Levi lascia tutto senza indugiare.
Nonostante Levi conosca bene cosa pensano di lui, è un esattore delle tasse e un pubblicano, una persona su cui avere solo sospetti, organizza un grande banchetto.
Accogliere in casa e aprire all’ospitalità è il segno concreto della letizia, della gioia di condividere.
Di diverso avviso sono, però, i farisei e gli scribi che contestano il fatto che Gesù si ferma a mangiare con gli impuri. La risposta di Gesù è lapidaria ma molto efficace: sono i malati a dover essere guariti e ai peccatori si chiede una conversione.
Ci colpisce un aspetto importante di questo passo evangelico: perché non vedere un lato positivo nella conversione di una persona che sta fuori dalla comunità?
Per rispondere a questo interrogativo riprendiamo un passo di Isaia molto significativo e poetico.
(Is 58,9b-14)
“Così dice il Signore:
«Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.
Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente
le cui acque non inaridiscono ...»
Essere luce che brilla nel buio delle tenebre è la traiettoria che ci può guidare nel tempo quaresimale, con quel coraggio che ci aiuta a superare le incognite della vita, le incertezze che condizionano questo tempo.