L’Evangelo del Giorno
Venerdì della 1ª Settimana di Quaresima
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.” (Matteo 5,20-26)).
Nelle letture della liturgia odierna il centro della nostra meditazione è la giustizia, in una duplice dimensione: quella della nostra relazione con il Signore e quella nelle nostre relazioni umane.
Ma che cos’è la giustizia? Che cos’è giusto nelle due dimensioni della nostra vita?
La giustizia è il riconoscere il diritto e la ragione dell’Altro e degli altri. É una virtù che è cardine della nostra esperienza umana e cristiana. Non ha senso parlare o auspicare una nostra giustizia. Non ha nemmeno senso farci giustizia da noi stessi.
La giustizia che ci chiede il Signore è riconoscere nell’altro le sue ragioni e i suoi diritti. Così l’antica scrittura ci ricorda: “giudicherai il tuo prossimo con giustizia” (Levitico 19,15). Che vuol dire giudicherai l’altro da te con il bene e l’amore che sono le regole che D-o ci insegna.
La giustizia che ci chiede la nostra umanità è altrettanto uguale a quella verso il Signore. Sapendo che D-o è misericordioso anche noi dobbiamo usare misericordia e il perdono, senza però dimenticare che deve esistere il pentimento e il riparare il male fatto.
Gesù addirittura ci chiede un passo in più. La giustizia di D-o non si ferma all’evidenza. C’è un di più. Di fronte al male, chi uccide deve essere giudicato dal sinedrio ovvero dalla comunità. Ma Gesù dice anche che chi si adira verso l’altro deve essere posto a giudizio. Anche chi giudica stupido l’altro deve essere posto a giudizio e chi accusa l’altro di essere pazzo deve essere destinato al fuoco della Geènna.
É durissimo Gesù in questi insegnamenti rivolti ai suoi discepoli, perché vuole che prima di riconciliarci con il Padre, siamo capaci di riconciliarci con i nostri fratelli. Poi possiamo offrire i doni a D-o.
Questo capitolo di Matteo ci induce a guardarci bene dall’essere frettolosi nel giudicare gli altri. Non è facile lo sappiamo. Ma dalla giustizia matura la fraternità. E la fraternità è luce per la nostra vita e per la vita della comunità.