@Indomitus ·Traduzione

Nell'attuale bailamme politico, mi permetto richiamare J.J. Rousseau.
Sostenne l'esisitenza di prerogative e diritti dell'uomo come attributi propri, derivanti dalla Natura, e, quindi, precedenti alle formazioni politiche, cioè alla Stato, e come tali insopprimibili.
In conseguenza affermò la centralità del popolo ed immagino un assetto incentrato intorno al popolo, prendendo ad esempio la Res Publica Romana, dove la Repubblica corrispondeva alla Democrazia e non, come prefigurato da Montesquieu ed oggi è universalmente imperante, al Governo-rappresentativo.
Insistette sulla necessità del controllo del potere durante l'esercizio (oggi è quasi soltanto posteriore ed affidato a lunghissimi iter di tipo processuale) e richiamò la centralità del Tribunato, che aveva facoltà di impedire qualsiasi atto ritenuto contrario al popolo.
Sciascia, figura grandissima come scrittore, non ha capito nulla, così come non capì nulla e sbagliò su Falcone. Diceva marco Aurelio (che era anche filosofo stoico): quando voglio punire una provincia nomino come governatore un letterato o filosofo!
Se qualcuno ne abbia curiosità, segnalo il volume RES PUBLICA RES POPULI. La legge e la limitazione del potere, di G. Lobrano.
Oggi vi è un altro Rousseau (Dominique) che parla di Démocratie continue, prefigurando un modello di democrazia reale e non fittizia e simbolica, come quasi tutte quelle del cosiddetto occidente.